8 Febbraio 2025
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L’industria cinematografica sta affrontando una sfida cruciale: ridurre il proprio impatto ambientale senza compromettere la creatività e la qualità delle produzioni.
Oggi, LaRepubblica racconta il percorso di EcoMuvi, il primo disciplinare europeo certificato per la sostenibilità nelle produzioni audiovisive, e il lavoro di Ludovica Chiarini, CEO di EcoMuvi, per un settore più consapevole e responsabile.
Nell’intervista, Chiarini sottolinea come la sostenibilità nel cinema non significhi solo ridurre gli sprechi e ottimizzare le risorse, ma adottare una mentalità progettuale capace di integrare pratiche ecologiche in ogni fase della produzione.
“Ridurre l’impatto non significa rinunciare a qualcosa, ma piuttosto scoprire nuovi modi per esprimere creatività e responsabilità, dando un contributo tangibile al futuro del nostro pianeta. Dal 2013, EcoMuvi accompagna le produzioni cinematografiche e audiovisive in un percorso di sostenibilità attiva, intervenendo su aspetti chiave come l’energia rinnovabile, la gestione dei trasporti, la riduzione degli sprechi e il coinvolgimento sociale dei territori di ripresa. Inoltre, il nostro disciplinare è accreditato da ACCREDIA, garantendo conformità alle normative europee e agli obiettivi dell’Agenda 2030.”
Un punto cruciale evidenziato nell’articolo riguarda la narrazione stessa del cinema: non solo produrre in modo più sostenibile, ma anche raccontare storie che includano il contesto climatico in modo naturale e integrato. Un cambiamento culturale necessario per rendere la sostenibilità parte della nostra quotidianità e del nostro immaginario collettivo.
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